Gioca con le parole


06 ottobre 2010

Gioca con le parole


Per fare una poesia dadaista – Tristan Tzara (Da Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro, 1920)

Prendete un giornale.
Prendete un paio di forbici.
Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia.
Ritagliate l’articolo.
Tagliate ancora con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto.
Agitate dolcemente.
Tirate fuori le parole una dopo l’altra, disponendole nell’ordine con cui le estrarrete.
Copiatele coscienziosamente.
La poesia vi rassomiglierà.
Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e fornito di una sensibilità incantevole, benché, s’intende, incompresa dalla gente volgare.

Esempio: quando i cani attraversavano l’aria di un diamante come le idee e l’appendice della meninge indica l’ora del risveglio programma (questo titolo è mio) prezzo essi sono ieri accordandosi poi quadri / apprezzare il sogno epoca degli occhi / pomposamente che recitare il vangelo genere si oscura / raggruppa l’apoteosi immaginare disse fatalità potere dei colori / taglio sesti stordito la realtà un incanto / spettatore tutti da sforzo qui non è più 10 a 12 / durante divagazioni giravolta scende pressione / rendere pazzi alla spicciolata carni su uno mostruosa opprimente scena / celebrare ma loro 160 discepoli nel passo ai messo nel mio madreperlaceo / fastoso di terra banane sostenne illuminarsi / gioia domandare riuniti quasi / di a qui uno tanto che lo invocava delle visioni / dei canta queste ride esce situazione sparisce descrive questa 25 danza salvezza dissimulò il tutto di questo non è fu / magnifica l’ascensione al nastro meglio luce di cui sontuosità scena music-hall / riappare seguente istante si agita vivere / affari che non c’è prestava / maniera parole vengono queste persone.


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PAROLIBERE

un'intuizione futurista

Le parole liberate dalla punteggiatura irradieranno le une sulle altre, incroceranno i loro diversi magnetismi, secondo il dinamismo ininterrotto del pensiero. Uno spazio bianco, più o meno lungo, indicherà al lettore i riposi o i sonni più o meno lunghi dell’intuizione. Le lettere maiuscole indicheranno al lettore i sostantivi che sintetizzano una analogia dominatrice. La distruzione del periodo tradizionale l’abolizione dell’aggettivo, dell’avverbio, della punteggiatur


LASCIATEMI DIVERTIRE:

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.


Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie

Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!

Ma se d'un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?


bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.


Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire...
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.


Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!


Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?


Huisc...Huiusc...
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.


Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.


Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.


Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.


Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.


Certo è un azzardo un po' forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.


Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!


Infine io ò pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!

Gioca con le parole


IL SASSO NELLO STAGNO

“…Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati alla vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra di loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta, suoni, immagini, analogie, ricordi, significati e sogni., in un movimento che interessa l’esperienza, la memoria, la fantasia, l’inconscio (nota nostra: non in senso psicanalitico ma come il non ancora conscio, ricordi, emozioni, desideri che non hanno ancora parole o immagini per essere espressi, il non detto, quello che non sappiamo o non vogliamo dirci, che non sappiamo, che non possiamo, o che non vogliamo vedere dentro di noi) e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente per accettare e respingere, collegare, e censurare, costruire e distruggere…”

(Gianni Rodari La Grammatica della Fantasia” Einaudi, 1997